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Base di conoscenza

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Riciclati

Cosa sono i riciclati?

Come si definiscono i riciclati? Quale plastica può essere riciclata? E ci sono differenze in termini di qualità? Nel nostro articolo di approfondimento troverete le risposte a queste domande e vi spiegheremo anche la differenza tra riciclato post-consumo (PCR) e riciclato post-industriale (PIR). Se volete sapere a cosa prestare attenzione quando impiegate un riciclato nei vostri prodotti in plastica, allora siete nel posto giusto.

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Bioplastica

Cosa sono le bioplastiche?

Chiariamo la questione di cosa sono le bioplastiche, cosa le rende così speciali e dove possono essere utilizzate.

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Metodo di elaborazione

Stampa 3D

La stampa 3D è un processo di formatura additivo con il quale si possono produrre componenti senza ricorrere agli stampi. Una tecnologia ampiamente utilizzata nell’industria della plastica è la stampa con materiali fusi.

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Estrusione di film in bolla

L’estrusione di film in bolla è il procedimento più comune per la produzione di film senza fine, utilizzati principalmente per l’imballaggio.

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Rivestimento per estrusione

Nel rivestimento per estrusione, i film substrato in materiale plastico, carta o alluminio vengono combinati con uno strato termoplastico sovrapposto per formare compositi difficili da separare.

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Stampaggio per estrusione e soffiaggio

Nel processo di stampaggio per estrusione e soffiaggio di corpi cavi come bottiglie, taniche o contenitori di forma irregolare, il materiale termoplastico viene prima fuso in un estrusore.

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Laminazione

L’accoppiamento è un processo di lavorazione ulteriore in cui un film plastico viene unito da un rullo a un substrato, ad esempio di carta, cartone o foglio di alluminio.

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Estrusione per reti

Per la produzione di reti in materiale termoplastico, queste vengono prima fuse nell’estrusore e poi pressate attraverso filiere controrotanti, provviste di fori sulla loro circonferenza.

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Estrusione in lastre

Nella forma più semplice di estrusione in lastre, il granulato plastico (eventualmente insieme ad additivi) viene alimentato nell’estrusore attraverso una tramoggia, trascinato nel cilindro riscaldato da una vite (coclea) rotante, qui fuso, omogeneizzato e convogliato alla filiera.

 

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Estrusione di profilati

Nella forma più semplice di estrusione di profilati, il granulato plastico (eventualmente insieme ad additivi) viene alimentato nell’estrusore attraverso una tramoggia, trascinato nel cilindro riscaldato da una vite (coclea) rotante, fuso, omogeneizzato e convogliato alla filiera.

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Schiumatura

I termoplastici espansi contengono bolle che sono rimaste intatte durante la lavorazione (schiuma a celle chiuse) o che si sono legate tra loro (schiuma a celle aperte).

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Forme ottenute per iniezione e soffiaggio

Lo stampaggio a iniezione e soffiaggio è un processo multistadio con il quale vengono prodotti in grandi quantità, senza sprechi e con un’elevata qualità superficiale, principalmente corpi cavi senza giunzioni e a rotazione simmetrica, come ad esempio le bottiglie per bevande.

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Stampaggio a iniezione

Lo stampaggio a iniezione è un processo di stampaggio primario per la produzione sequenziale di uno o più pezzi stampati tridimensionali da termoplastici.

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Termoformatura

La termoformatura, nota anche come formatura sottovuoto o imbutitura, è un processo altamente economico per la produzione di milioni di prodotti, tra cui troviamo, oltre a vaschette e vassoi, blister e coperchi per bicchieri e bicchierini.

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Progetti di ricerca

Progetti di ricerca

Una panoramica degli attuali progetti di ricerca della FKuR

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Sostenibilità

Suggerimenti per una maggiore sostenibilità nella vita quotidiana

Siamo convinti che insieme possiamo creare un futuro sostenibile! Ecco perché abbiamo raccolto alcuni semplici suggerimenti su come vivere in modo più consapevole e rendere più sostenibile la nostra vita quotidiana.

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Definizione di sostenibilità

La sostenibilità viene per lo più spiegata con la seguente definizione

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8 semplici idee per il vostro prodotto sostenibile

Plastica e sostenibilità – all’inizio sembra una contraddizione, perché le montagne di rifiuti appaiono immediatamente nella nostra mente. Come possiamo garantire che gli elementi di un’economia circolare responsabile e sostenibile siano implementati nel design del prodotto? Abbiamo otto semplici idee per progettare prodotti riciclabili.

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Domande e Risposte

Bioplastiche

Qual è la capacità produttiva dell’impianto di polietilene biobased I`m Green™? Dove si trova l’impianto?

L’impianto di etilene rinnovabile si trova presso il complesso petrolchimico di Triunfo, nello stato di Rio Grande do Sul, nella regione meridionale del Brasile. È stato inaugurato nel settembre 2010 ed è stata la prima volta che il polietilene bio-based I’m green™ è stato prodotto su scala industriale. La capacità dell’impianto è di 260.000 tonnellate/anno e l’investimento totale è di 290 milioni di dollari. © Braskem 2023

Che differenza c’è fra biodegradabile e compostabile?

La biodegradazione è un processo chimico in cui un materiale viene convertito in CO2, acqua e biomassa con l’aiuto di microrganismi. Il processo di biodegradazione dipende da determinate condizioni (ad esempio posizione, temperatura, umidità, presenza di microrganismi, ecc.), dall’ambiente (impianto di compostaggio industriale, compost domestico, suolo, acqua, ecc), o ancora dal materiale stesso e dall’uso. Il fatto che una plastica sia biodegradabile non dice quindi nulla sul tempo necessario e sulle condizioni in cui avviene il processo di biodegradazione. Una specifica della biodegradazione è la compostabilità. Le plastiche e i prodotti biodegradabili sono considerati compostabili solo se possono essere degradati in un determinato periodo di tempo e a condizioni specifiche, che sono definite nella normativa, come ad esempio nella norma europea per il compostaggio industriale EN 13432 (per gli imballaggi) o EN 14995 (per le materie plastiche in generale). Solo i materiali e i prodotti conformi agli standard normativi possono essere certificati e conseguentemente contrassegnati ovvero marcati.

Che cos’è il polietilene rinnovabile bio-based I`m Green™?

I’m green™ bio-based è il marchio creato da Braskem che identifica i prodotti del suo portafoglio ottenuti da fonti rinnovabili. Per identificare i prodotti che hanno nella loro composizione il polietilene I’m green™ bio-based e per aiutare i consumatori a riconoscerli, Braskem ha creato l’etichetta I’m green™ bio-based. © Braskem 2023

Che cos’è il polietilene rinnovabile biobased I`m Green™ di Braskem?

Il polietilene convenzionale è prodotto da materie prime fossili, come il petrolio o il gas naturale, e si trova in molti prodotti di uso quotidiano: imballaggi per alimenti, cosmetici, bevande, sacchetti per il trasporto, tra gli altri. La plastica rinnovabile, nota anche come politene rinnovabile biobased I’m green™, è una plastica prodotta da una materia prima rinnovabile, l’etanolo ricavato dalla canna da zucchero brasiliana. Il polietilene bio-based I’m green™ ha le stesse caratteristiche del polietilene petrolchimico in termini di applicazione, prestazioni e, soprattutto, riciclaggio. © Braskem 2023

Quanto tempo impiegano le plastiche biodegradabili a degradarsi?

Come per i materiali organici (ad esempio legno, rifiuti verdi o di cucina), la biodegradazione dipende da molti fattori esterni, qualicome la temperatura, l’umidità, l’ossigeno, il valore del pH e la presenza di microrganismi e funghi. Inoltre, anche il tipo di materiale e lo spessore del prodotto rivestono un ruolo decisivo nella durata della biodegradazione. Per esempio, un sacchetto per rifiuti biologici sottile si degrada molto più velocemente di un bicchiere, pur se realizzato con lo stesso materiale.

Cosa sono le bioplastiche?

Le bioplastiche sono una grande famiglia di materiali differenti, non si tratta quindi di un unico tipo di materiale. Poiché il termine bioplastica non è protetto da un punto di vista legislativo, non viene utilizzato in modo coerente. La European Bioplastics Association definisce la plastica una bioplastica solo se questa è a base biologica o biodegradabile, o se possiede entrambe le proprietà. A ragione di questa diversità, è ancora più importante chiarire al consumatore che cosa rende questa plastica così diversa dalle plastiche convenzionali a base di petrolio. Nota bene: le bioplastiche possono essere o bio-based o biodegradabili oppure sia bio-based che biodegradabili.

Cosa sono le plastiche bio-based?

Vengono chiamate plastiche bio-based tutte le plastiche ottenute da materie prime rinnovabili, a differenza delle plastiche fossili convenzionali ottenute dal petrolio. Tra le materie prime rinnovabili troviamo ad esempio lo zucchero ricavato dalla canna da zucchero e dalla barbabietola, la cellulosa ricavata dal cotone o dal legno, l’amido ricavato dal mais o dalle patate e gli oli vegetali come l’olio di ricino. Attualmente, si cerca in misura crescente di utilizzare materiali residui e di scarto provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura o dall’industria. Una plastica bio-based può essere realizzata con materie prime rinnovabili interamente o solo parzialmente. Le bioplastiche possono essere biodegradabili/compostabili, ma non necessariamente. Esempi di plastiche bio-based sono bio-PE, bio-PET, acetato di cellulosa, PLA, ecc.

Cosa sono le plastiche biodegradabili?

Sono plastiche biodegradabili quelle plastiche che, a determinate condizioni, vengono completamente convertite e degradate da microrganismi (per esempio funghi o batteri) in CO2, acqua e biomassa. Ciò a prescindere che derivino da plastiche fossili o rinnovabili; il processo di biodegradazione è stato definito in varie norme.

Sono biodegradabili tutte le bioplastiche?

In parole povere, no. Perché le bioplastiche sono una grande famiglia di plastiche differenti che possono essere bio-based, biodegradabili o entrambe le cose. Tuttavia, bio-based non significa biodegradabile. La proprietà della biodegradabilità non dipende dalla materia prima del materiale, ma è piuttosto legata alla sua struttura chimica. Solo se i microrganismi e i funghi, ovvero i loro enzimi, sono in grado di scomporre e metabolizzare completamente le molecole che compongono la plastica, allora si può affermare che è anche biodegradabile. In altre parole, la biodegradabilità è una proprietà del materiale.

Cosa sono le plastiche compostabili?

Per le plastiche e i prodotti compostabili, la biodegradazione deve avvenire entro un periodo di tempo specifico e in determinate condizioni. Questi requisiti sono riportati nelle norme europee UNI EN 14995 e UNI EN 13432. A seconda delle condizioni ambientali, si fa una distinzione tra il compostaggio negli impianti di compostaggio industriale e il compost domestico (da giardino). Si possono riconoscere i prodotti compostabili certificati mediant appositi marchi di conformità quali Keimling, DIN industrial compostable, OK Compost INDUSTRIAL, DIN garden compostable e OK Compost HOME.

Cosa prevedono le norme UNI EN 13432 e UNI EN 14995?

Le plastiche biodegradabili sono considerate compostabili se si degradano completamente entro un determinato periodo di tempo. UNI EN 14995 stabilisce le caratterisatiche di compostabilità delle materie plastiche in generale, mentre UNI EN 13432 la compostabilità degli imballaggi. I requisiti fissati sono gli stessi per entrambe le norme e si articolano come segue: – Analisi della biodegradazione – almeno il 90% della massa del polimero deve essere stato convertito in anidride carbonica entro 180 giorni (circa 6 mesi). – Analisi della disintegrazione durante il trattamento biologico – Dopo tre mesi (12 settimane) in condizioni di compostaggio industriale o semi-industriale, ci dovrebbe essere un livello sufficiente di disintegrazione, ovvero la disgregazione meccanica della plastica (su un vaglio < 2 mm non dovrebbe rimanere più del 10% di materia secca); nel corso del tempo, anche gli eventuali residui vengono completamente convertiti in CO2, acqua e biomassa dai microrganismi. – Analisi di ecotossicità per dimostrare che il trattamento biologico non ha ridotto la qualità del compost, che avviene mediante un test di crescita delle piante sul compost con polimero biodegradato e disintegrato rispetto alla crescita sul compost “normale”. – Contenuto di metalli pesanti e altri elementi al di sotto dei limiti elencati nell’allegato A.

I materiali biodegradabili si degradano completamente negli impianti di compostaggio industriale?

Le plastiche compostabili che sono testate e certificate secondo la norma armonizzata europea sul compostaggio industriale EN 13432 devono decomporsi entro 12 settimane ed essere completamente biodegradate dopo sei mesi. Ciò significa che in questo arco di tempo almeno il 90% della plastica è stato convertito in CO2. La parte rimanente non contiene più plastica, in quanto costituita da acqua e biomassa. La norma EN 13432 include inoltre test estesi relativi a ecotossicità e contenuto di metalli pesanti per garantire che non rimangano sostanze nocive. Si precisa che lo spessore del materiale svolge un ruolo importante per il raggiungimento dei requisiti di cui allo standard EN 13432. Difatti, la durata del test di 12 settimane è relativa allo spessore massimo di un materiale, specificato nei risultati finali del singolo test, mentre la maggior parte dei prodotti compostabili, specialmente sacchetti, borse e buste compostabili, sono molto più sottili e quindi richiedono meno di 12 settimane per degradarsi.

Cosa sono le bioplastiche drop-in?

Le bioplastiche drop-in sono bioplastiche la cui struttura chimica è identica a quella delle plastiche convenzionali. Ne sono esempi il bio-PE (polietilene) e il bio-PET (polietilene tereftalato). Gli elementi di base di queste bioplastiche sono costituiti da materie prime rinnovabili invece che da petrolio.

Si possono riciclare le bioplastiche?

Sì, il riciclaggio meccanico a risparmio di risorse previsto per le plastiche fossili può essere utilizzato senza restrizioni anche per le bioplastiche drop-in bio-based (come il bio-PE o il bio-PET). Queste plastiche bio-based strutturalmente identiche (ad esempio Bio-PE, Bio-PET) vengono sottoposte agli stessi processi di riciclaggio delle loro equivalenti fossili e anche riciclate meccanicamente a quote elevate. Le plastiche bio-based e compostabili, come il PLA, potrebbero inoltre essere identificate usando la NIR (spettroscopia nel vicino infrarosso), quindi selezionate e riciclate. Tuttavia, a causa delle quantità ancora minime di questi materiali biodegradabili nelle miscele di plastica post-consumo, la procedura di selezione non risulta ancora conveniente, motivo per cui al momento non esiste ancora un flusso di materiale separato. Per quanto riguarda il cosiddetto riciclaggio in-house degli scarti di produzione, esso è ormai consolidato per tutti i tipi di bioplastiche nell’industria di trasformazione delle materie plastiche. Inoltre, nell’ambito della lavorazione della plastica, gli scarti di produzione risultanti dallo stampaggio a iniezione o dalla termoformatura, così come i rifili risultanti dall’estrusione di film, vengono già reintrodotti nel processo di produzione come riciclato.

Quali sono i vantaggi delle bioplastiche?

Il cambiamento climatico, l’aumento dei prezzi dei materiali fossili e la crescente dipendenza dalle risorse fossili in esaurimento sono tutti fattori che contribuiscono ad attirare l’attenzione della società sulle bioplastiche. Le bioplastiche sono materiali innovativi ed efficienti in grado di trovare un equilibrio tra i benefici ambientali e l’impatto ambientale della plastica. Il più grande vantaggio è certamente costituito dal fatto che molte bioplastiche sono ottenute da materie prime rigenerabili/rinnovabili. Così facendo, preservano le risorse fossili limitate e, legando il CO2, contribuiscono alla riduzione delle emissioni nocive di gas a effetto serra. A seconda del prodotto, alcune delle nostre bioplastiche garantiscono longevità, altre sono biodegradabili/compostabili e si decompongono in prodotti di base naturali e non tossici, offrendo così una via di smaltimento alternativa, sempre vantaggiosa quando le materie plastiche sono destinate a rimanere in natura (per esempio le protezioni degli alberi, i pacciamanti, le clip e i vasi per le piante, ecc.). Alcune bioplastiche presentano inoltre delle proprietà specifiche che mancano alle plastiche fossili, come ad esempio la traspirabilità naturale, che può prolungare la durata di conservazione degli alimenti freschi confezionati quali frutta e verdura.

Quanto è alta la domanda di bioplastiche?

Le bioplastiche rappresentano attualmente circa l’uno per cento degli oltre 368 milioni di tonnellate di plastica prodotte annualmente. A causa della crescente domanda e dello sviluppo di biopolimeri, applicazioni e prodotti innovativi, il mercato delle bioplastiche è in continua crescita e diversificazione. Secondo gli ultimi dati di mercato raccolti da European Bioplastics in collaborazione con il nova Institute, le capacità di produzione globale di bioplastiche è destinata ad aumentare da circa 2,11 milioni di tonnellate nel 2020 a circa 2,87 milioni di tonnellate nel 2025.

Quali sono i principali mercati per le bioplastiche?

Oggi, esiste un’alternativa bioplastica per quasi tutte le plastiche convenzionali e le rispettive applicazioni. Tuttavia, le bioplastiche offrono ulteriori benefici, come ad esempio una ridotta impronta di carbonio o ulteriori opzioni di gestione dei rifiuti, si pensi ad esempio al compostaggio. Di conseguenza, le bioplastiche si sono già affermate in molte applicazioni e vengono utilizzate in un numero crescente di industrie, dal settore dell’imballaggio, a quello dei beni di consumo, dell’elettronica, automobilistico e tessile. L’imballaggio rimane il più grande segmento di mercato per le bioplastiche, rappresentando nel 2020 il 47% del mercato totale di bioplastiche, secondo i dati del mercato europeo delle bioplastiche.

Quali sono i vantaggi delle bioplastiche per gli imballaggi?

Grazie alle proprietà identiche alle loro equivalenti fossili, le plastiche drop-in bio-based, come il bio-PE o il bio-PET, vengono utilizzate laddove le loro controparti, pur se ormai consolidate, vanno sostituite da un’alternativa più sostenibile. Per esempio, nel packaging per cosmetici, nei prodotti per la pulizia o negli imballaggi per alimenti. Le plastiche biodegradabili offrono una via di smaltimento alternativa, che risulta particolarmente importante negli imballaggi alimentari per i prodotti deperibili. Le soluzioni di imballaggio flessibili, come film e vaschette, sono ideali per i prodotti freschi come la frutta e la verdura grazie alla loro naturale traspirabilità che permette una maggiore durata di conservazione.

Quali bioplastiche hanno il maggior potenziale per il futuro?

Le bioplastiche, che siano esse biodegradabili o drop-in strutturalmente identiche, trovano legittimazione nel mix di materiali. Quando si tratta di scegliere una bioplastica appropriata, si devono prendere in considerazione le proprietà del polimero, la lavorazione, il riciclaggio e le vie di smaltimento desiderate o disponibili. Contattateci, e insieme troveremo la bioplastica giusta per il vostro prodotto!

Che significa PLA?

La sigla PLA sta per polilattide, conosciuto anche colloquialmente come acido polilattico. Questa termoplastica è ottenuta da materie prime rinnovabili ed è biodegradabile. Attualmente, fungono da fonte di materia prima soprattutto il mais o la canna da zucchero. Il PLA è una plastica trasparente e fragile che presenta basse proprietà di barriera e di resistenza al calore. Con il compounding del PLA, siamo in grado di migliorarne le proprietà e adattarlo all’applicazione specifica.

Posso realizzare una bioplastica anche da solo?

Non solo bio-based, ma completamente biodegradabile: ecco la ricetta per fare la tua bioplastica! 1 cucchiaio di amido, 1 cucchiaino di aceto, 4 cucchiai di acqua, 1 cucchiaino di glicerina (a base di grassi vegetali, acquistabile in farmacia o drogheria). Mescolare bene tutti gli ingredienti con una frusta e riscaldare in una pentola a fuoco medio. Continuare a mescolare fino a quando il composto si sarà molto addensato. Versare il composto in stampi o stenderlo su una teglia e lasciarlo asciugare. Fatto! (Fonte: Science Luxembourg)

Domande sulla plastica in generale

Cosa sono le materie plastiche?

Si chiamano materie plastiche quei materiali costituiti principalmente da polimeri. I polimeri sono composti chimici ottenuti per sintesi o semisintesi da molecole organiche monomeriche. Le materie plastiche vengono più comunemente chiamate plastiche e plastica, o anche plast o plaste. Si fa una distinzione tra tre grandi gruppi: termoplastiche, duroplasti (materiali plastici termoindurenti) ed elastomeri. Le materie plastiche tradizionali sono ottenute da materie prime fossili. Sono particolarmente leggere, robuste, longeve, resistenti e liberamente modellabili. Possiedono anche proprietà termoisolanti ed elettroisolanti. Grazie a queste proprietà versatili, vengono impiegate in molti settori, al punto che è ormai impossibile immaginare la nostra vita quotidiana senza la plastica. Date le possibilità applicative pressoché illimitate e l’estrema adattabilità, le materie plastiche offrono opportunità innovative in quasi tutti i settori. I principali ambiti applicativi sono: imballaggio, industria edile e automobilistica, prodotti elettrici ed elettronici, agricoltura, medicina, sport e articoli per la casa. La maggior parte del fabbisogno comprende le seguenti materie plastiche: polietilene di diverse densità (HDPE, LDPE, LLDPE), polipropilene (PP), polietilene tereftalato (PET), cloruro di polivinile (PVC) e poliuretani (PUR).

Che significa senza OGM?

La sigla OGM sta per Organismo Geneticamente Modificato. Se un prodotto è dichiarato senza OGM, è privo di organismi geneticamente modificati.

Cosa sono gli elastomeri?

Gli elastomeri sono materie plastiche dimensionalmente stabili, ma deformabili elasticamente. Possono deformarsi sotto carico di trazione e compressione. Non appena il carico scompare, gli elastomeri ritornano alla loro forma originale.

Cosa sono i duromeri?

I duromeri, chiamati anche duroplasti (materialli termoindurenti), sono materie plastiche che non possono più essere deformate una volta indurite. Sono materiali polimerici duri, simil vetro.

Cosa sono le termoplastiche?

Le termoplastiche sono tutte le materie plastiche che possono essere deformate in un determinato range di temperatura. Possono essere fuse e raffreddate ripetutamente.

Cosa è un compound?

La parola inglese compound sta per “miscela”, “legame”, “composito” o “composto”. I compound sono materie plastiche a cui vengono aggiunti additivi, riempitivi o materiali di rinforzo. In questo modo, risulta possibile adattare le proprietà della plastica agli specifici requisiti del prodotto da realizzare, oppure migliorarne la lavorabilità. Il compound tra due differenti materie plastiche, è anche chiamato miscela o blend. Il processo di produzione di un compound è chiamato compounding.

 

Che significa PET?

La sigla PET sta per polietilene tereftalato, una termoplastica della famiglia del poliestere. Il PET è ottenuto dai monomeri acido tereftalico e glicole etilenico. Questo materiale rappresenta una delle materie plastiche più diffuse e viene utilizzato principalmente nelle fibre tessili e nell’industria alimentare (bottiglia in PET).

Compostaggio

Cosa sono le plastiche compostabili?

Per le plastiche e i prodotti compostabili, la biodegradazione deve avvenire entro un periodo di tempo specifico e in determinate condizioni. Questi requisiti sono riportati nelle norme europee UNI EN 14995 e UNI EN 13432. A seconda delle condizioni ambientali, si fa una distinzione tra il compostaggio negli impianti di compostaggio industriale e il compost domestico (da giardino). Si possono riconoscere i prodotti compostabili certificati mediant appositi marchi di conformità quali Keimling, DIN industrial compostable, OK Compost INDUSTRIAL, DIN garden compostable e OK Compost HOME.

Cosa prevedono le norme UNI EN 13432 e UNI EN 14995?

Le plastiche biodegradabili sono considerate compostabili se si degradano completamente entro un determinato periodo di tempo. UNI EN 14995 stabilisce le caratterisatiche di compostabilità delle materie plastiche in generale, mentre UNI EN 13432 la compostabilità degli imballaggi. I requisiti fissati sono gli stessi per entrambe le norme e si articolano come segue: – Analisi della biodegradazione – almeno il 90% della massa del polimero deve essere stato convertito in anidride carbonica entro 180 giorni (circa 6 mesi). – Analisi della disintegrazione durante il trattamento biologico – Dopo tre mesi (12 settimane) in condizioni di compostaggio industriale o semi-industriale, ci dovrebbe essere un livello sufficiente di disintegrazione, ovvero la disgregazione meccanica della plastica (su un vaglio < 2 mm non dovrebbe rimanere più del 10% di materia secca); nel corso del tempo, anche gli eventuali residui vengono completamente convertiti in CO2, acqua e biomassa dai microrganismi. – Analisi di ecotossicità per dimostrare che il trattamento biologico non ha ridotto la qualità del compost, che avviene mediante un test di crescita delle piante sul compost con polimero biodegradato e disintegrato rispetto alla crescita sul compost “normale”. – Contenuto di metalli pesanti e altri elementi al di sotto dei limiti elencati nell’allegato A.

I materiali biodegradabili si degradano completamente negli impianti di compostaggio industriale?

Le plastiche compostabili che sono testate e certificate secondo la norma armonizzata europea sul compostaggio industriale EN 13432 devono decomporsi entro 12 settimane ed essere completamente biodegradate dopo sei mesi. Ciò significa che in questo arco di tempo almeno il 90% della plastica è stato convertito in CO2. La parte rimanente non contiene più plastica, in quanto costituita da acqua e biomassa. La norma EN 13432 include inoltre test estesi relativi a ecotossicità e contenuto di metalli pesanti per garantire che non rimangano sostanze nocive. Si precisa che lo spessore del materiale svolge un ruolo importante per il raggiungimento dei requisiti di cui allo standard EN 13432. Difatti, la durata del test di 12 settimane è relativa allo spessore massimo di un materiale, specificato nei risultati finali del singolo test, mentre la maggior parte dei prodotti compostabili, specialmente sacchetti, borse e buste compostabili, sono molto più sottili e quindi richiedono meno di 12 settimane per degradarsi.

Gli imballaggi compostabili possono essere conferiti nei rifiuti organici?

Dipende dagli specifici regolamenti di legge applicati. In Germania, in ottemperanza al Bioabfallverordnung (BioAbfV), l’ordinamento sui rifiuti organici, lo smaltimento nei rifiuti organici è consentito solamente per i sacchetti per l’organico certificati compostabili. Devono essere realizzati con bioplastica certificata compostabile secondo la norma EN 13432 e basati su materie prime prevalentemente rinnovabili. Potete riconoscere i sacchetti approvati dal logo Keimling. In ogni caso, gli enti locali hanno la possibilità di proibirne l’uso mediante specifiche disposizioni. Prima di usarli, dovreste quindi informarvi sui regolamenti locali.

Come funziona il compostaggio industriale delle bioplastiche?

Il compostaggio industriale è un processo controllato che consiste essenzialmente di due fasi: una fase attiva, detta di biossidazione, (intensi processi di degradazioneputrefazione) e una successiva fase di maturazione (formazione delle sostanze umiche). La durata della fase detta di compostaggio attivo dipende dal tipo di compostaggio. Attualmente, i criteri di compostabilità per gli imballaggi e le plastiche sono perfettamente regolamentati a livello europeo e mondiale. Le plastiche compostabili testate e certificate secondo le norme europee per il compostaggio industriale EN 14995 (per le materie plastiche in generale) o EN 13432 (per gli imballaggi) soddisfano i criteri tecnici per il trattamento negli impianti di compostaggio industriale, che sono sistemi caratterizzati da condizioni controllate in merito ad esempio a temperature, umidità, aerazione, ecc. per assicurare un processo di compostaggio veloce e sicuro. La norma EN 13432 stabilisce che le plastiche compostabili devono decomporsi entro 12 settimane ed essere completamente biodegradate dopo sei mesi. Ciò significa che in questo arco di tempo almeno il 90% della plastica è stato convertito in CO2 acqua e biomassa. I materiali e i prodotti che soddisfano questo standard possono essere certificati ed ottenere i relativi marchi di conformità. Keimling, DIN geprüft o OK Compost sono molto rinomati e una garanzia per i prodotti conformi alla norma EN 13432.

Qual è la differenza fra compostaggio industriale e compost domestico (da giardino)?

Nel compostaggio industriale, le macchine controllano e regolano continuamente il processo, la temperatura e il contenuto di ossigeno. Le temperature di un impianto industriale si attestano intorno ai 60 gradi, qui si creano le condizioni ottimali affinché i microrganismi possano decomporre i materiali organici il più rapidamente possibile. Nel compost domestico, invece, le condizioni non sono uniformi. Così, la trasformazione dei materiali organici nel compost da giardino richiede molto più tempo, specialmente in condizioni di tempo freddo o molto secco. Si riconosce che un prodotto è compostabile a livello industriale o domestico dal marchio corrispondente.

Divieto UE sulla plastica monouso

¿Qué es la Directiva sobre plásticos de un solo uso (SUPD – Single Use Plastics Directive)?

La Directiva (UE 2019/904) sobre la reducción del impacto ambiental de determinados productos de plástico, más conocida como Directiva sobre plásticos de un solo uso (SUPD), fue adoptada por la UE en junio de 2019 y entró en vigor el 3 de julio de 2021. El objetivo de la directiva es reducir la cantidad de residuos plásticos en el medio ambiente, especialmente en el mar. Contiene varias disposiciones para lograr este objetivo.

Quali prodotti di plastica monouso sono vietati?

Dal 3 luglio 2021, la direttiva UE “Single-Use-Plastics-Directive” ha vietato determinati prodotti di plastica monouso per i quali esistono materiali alternativi. Il divieto riguarda i prodotti monouso realizzati sia con plastiche convenzionali che con bioplastiche. I prodotti monouso vietati includono cotton fioc, posate e piatti di plastica, cannucce, agitatori, palloncini, bicchieri e contenitori per alimenti di consumo immediato in polistirolo (Styrofoam). La direttiva UE viene recepita nella legge nazionale dai singoli stati membri. Per maggiori informazioni si rimanda ad es. a: https://www.politicheeuropee.gov.it/it/normativa/recepimento-atti-ue/direttiva-ue-2019904/ E per maggiori informazioni sulla marcatura armonizzata si rimanda a.

Riciclaggio

Si possono riciclare le bioplastiche?

Sì, il riciclaggio meccanico a risparmio di risorse previsto per le plastiche fossili può essere utilizzato senza restrizioni anche per le bioplastiche drop-in bio-based (come il bio-PE o il bio-PET). Queste plastiche bio-based strutturalmente identiche (ad esempio Bio-PE, Bio-PET) vengono sottoposte agli stessi processi di riciclaggio delle loro equivalenti fossili e anche riciclate meccanicamente a quote elevate. Le plastiche bio-based e compostabili, come il PLA, potrebbero inoltre essere identificate usando la NIR (spettroscopia nel vicino infrarosso), quindi selezionate e riciclate. Tuttavia, a causa delle quantità ancora minime di questi materiali biodegradabili nelle miscele di plastica post-consumo, la procedura di selezione non risulta ancora conveniente, motivo per cui al momento non esiste ancora un flusso di materiale separato. Per quanto riguarda il cosiddetto riciclaggio in-house degli scarti di produzione, esso è ormai consolidato per tutti i tipi di bioplastiche nell’industria di trasformazione delle materie plastiche. Inoltre, nell’ambito della lavorazione della plastica, gli scarti di produzione risultanti dallo stampaggio a iniezione o dalla termoformatura, così come i rifili risultanti dall’estrusione di film, vengono già reintrodotti nel processo di produzione come riciclato.

Che significa riciclabile?

Il termine “riciclare” deriva dal latino per quanto attiene al prefisso “re-” (di nuovo o indietro) e dalla parola greca “kyklos” che vuol dire cerchio o ciclo. Si parla anche di riutilizzo. Definendo un prodotto riciclabile al 100%, significa che può essere smaltito e riutilizzato (riciclato) dopo l’uso attraverso sistemi di riciclaggio riconosciuti. In questo modo, si crea una nuova fonte di materie prime da presunti rifiuti.

Che significa quando un prodotto consiste in una certa percentuale di materiale riciclato?

Se un prodotto viene commercializzato come interamente o parzialmente realizzato in materiale riciclato, non si tratta di plastica vergine utilizzata come materia base per la fabbricazione del prodotto, ma di una plastica riciclata e riutilizzata. Il materiale riciclato proviene dal riciclato post-consumo (PCR) o dal riciclato post-industriale (PIR), a seconda dei requisiti del prodotto fabbricato.

Che differenza c’è tra una plastica riciclata e una bio-based?

La plastica riciclata, chiamata anche riciclato, ha già avuto una “prima vita” sotto forma di prodotto. Attraverso il riciclaggio meccanico, la plastica raccolta separatamente può essere ritrattata e utilizzata per creare nuovi prodotti (“seconda vita” anche nota come “second life”). Al contrario, una plastica bio-based è ottenuta da materie prime rinnovabili. Per preservare le risorse è indubbio che abbia senso usare entrambi i tipi di plastica. Anche i prodotti realizzati con plastica bio-based, e quindi con una risorsa rinnovabile, possono essere riciclati a fine vita. Purtroppo, non è possibile dare vita a un riciclaggio infinito, poiché la qualità della plastica diminuisce ad ogni riciclaggio.

Che s’intende per riciclaggio organico?

Il riciclaggio organico implementa la biodegradabilità della plastica nell’economia circolare. Il riciclaggio organico è un metodo di smaltimento alternativo, adatto, per esempio, quando gli articoli di plastica vengono contaminati dal cibo, poiché in tal caso il riciclaggio meccanico risulterebbe inefficiente. Anche i sacchetti per rifiuti organici certificati compostabili possono trovare la loro strada verso il riciclaggio organico. Grazie alla gestione semplice e igienica, assicurano che meno rifiuti organici vengano smaltiti nell’indifferenziata, aumentando di conseguenza la quantità di rifiuti organici raccolti separatamente. Il rifiuto organico, poi, funge da fertilizzante per le piante all’inizio del ciclo.

Si possono riciclare di nuovo le plastiche riciclate?

Purtroppo, il riciclaggio infinito non è possibile, poiché la qualità della plastica diminuisce ad ogni riciclaggio. Pertanto, a questa domanda non si può rispondere in modo assoluto. Piuttosto, si deve decidere dopo ogni riciclo quanto possa essere grave la perdita ulteriore di qualità prevista.

Che s’intende per riciclaggio meccanico?

Il riciclaggio della plastica viene spesso effettuato per mezzo di processi meccanici, chiamati anche riciclaggio meccanico. Nel riciclaggio meccanico, i rifiuti di plastica vengono selezionati in base al tipo di materia plastica, quindi lavati, fusi e infine trasformati in riciclati. I riciclati possono sostituire la plastica realizzata con materiale vergine, fungendo essi stessi da materiale per realizzare nuovi prodotti. Il riciclaggio meccanico preserva la struttura chimica della plastica, è un processo efficiente, economico e più rispettoso del clima. Attraverso i sistemi di riciclaggio esistenti, è possibile raccogliere le bioplastiche drop-in insieme alle equivalenti di plastica a base di petrolio. I riciclati vengono reinseriti nel ciclo dei materiali tutte le volte che è necessario, fin quando dovranno essere inviati al recupero energetico. In questo modo, si genera energia da plastiche bio-based, evitando la produzione di ulteriore CO2 nociva. È un ciclo chiuso di CO2 modellato sulla natura.

Economia Circolare

Che s’intende per economia circolare?

Il principio dell’economia circolare è semplice: materiali e prodotti devono essere usati, condivisi, riparati, riutilizzati e riciclati il più a lungo possibile. Si dovrebbe da una parte prevenire i rifiuti e dall’altra ripristinare i sistemi naturali. È in questo modo che si prolunga il ciclo di vita dei prodotti. L’economia circolare ha un impatto positivo sul nostro ambiente, preserva le risorse naturali e aiuta a creare un’economia competitiva e innovativa.

Quali sono i vantaggi dell’economia circolare per le aziende?

Sono sempre di più le aziende che vogliono produrre secondo i principi della sostenibilità: ridurre, riutilizzare, riciclare. Oltre agli effetti positivi sull’ambiente, l’economia circolare offre anche l’opportunità di assicurarsi vantaggi in termini di marketing, guidare l’innovazione e aprire nuove fonti di reddito. In questo modo, aumentano la loro competitività, soprattutto dinanzi alle pressioni esterne.

I'm green™ Prodotti "bio-based" di Braskem

L’uso di pesticidi e fungicidi è una pratica regolare nelle piantagioni?

Le principali malattie che minacciano le piante sono trattate con metodi di controllo biologico e programmi di miglioramento genetico. Di conseguenza, l’uso di pesticidi nelle piantagioni di canna da zucchero in Brasile è basso e l’uso di fungicidi è quasi nullo.© Braskem 2023

Cos’è il programma di acquisto responsabile di etanolo di Braskem?

Dal 2010, in linea con i prodotti rinnovabili del marchio bio-based I’m green™, Braskem ha sviluppato il Programma di Acquisto Responsabile di Etanolo (RESP), con l’obiettivo di garantire la sostenibilità della sua filiera. Nel 2022, il Programma è stato sottoposto a una revisione completa con l’obiettivo di dare maggiore forza ai temi del cambiamento climatico, della biodiversità e dei diritti umani. La riformulazione del Programma è stata realizzata in collaborazione con la società di consulenza Imaflora ed è allineata ai Principi di Credibilità dell’Alleanza Internazionale per l’Accreditamento e l’Etichettatura Sociale e Ambientale (ISEAL Alliance).
Il principio di base del Programma è il miglioramento continuo della catena di produzione e il rispetto delle normative brasiliane, e si ispira alle buone pratiche descritte nei protocolli, nelle certificazioni e nei programmi di riferimento per il settore, come Bonsucro. Il RESP copre temi quali: integrità aziendale, ambiente, lavoratori e comunità e gestione dei fornitori di canna da zucchero.© Braskem 2023

Che cos’è il polietilene rinnovabile biobased I`m Green™ di Braskem?

Il polietilene convenzionale è prodotto da materie prime fossili, come il petrolio o il gas naturale, e si trova in molti prodotti di uso quotidiano: imballaggi per alimenti, cosmetici, bevande, sacchetti per il trasporto, tra gli altri. La plastica rinnovabile, nota anche come politene rinnovabile biobased I’m green™, è una plastica prodotta da una materia prima rinnovabile, l’etanolo ricavato dalla canna da zucchero brasiliana. Il polietilene bio-based I’m green™ ha le stesse caratteristiche del polietilene petrolchimico in termini di applicazione, prestazioni e, soprattutto, riciclaggio. © Braskem 2023

Che cos’è la bagassa della canna da zucchero?

Durante il processo di produzione dello zucchero dalla canna da zucchero, le piante vengono spremute. I resti fibrosi della pianta di canna da zucchero sono chiamati bagassa. La bagassa, ricca di cellulosa, viene utilizzata per alimentare le caldaie e generare energia al posto del gas o di altre fonti energetiche non rinnovabili. L’energia in eccesso viene immessa nella rete elettrica locale e utilizzata per alimentare città e paesi. © Braskem 2023

Il crescente consumo di etanolo da canna da zucchero per la produzione di polietilene bio-based I`m Green™ ha un impatto sulla produzione alimentare?

Attualmente, il Brasile dispone di 330 milioni* di ettari di terreno coltivabile, di cui il 52% è utilizzato per il bestiame, il 26% è terreno inutilizzato e il 22% è utilizzato per l’agricoltura. Solo l’1,4%* di tutti i terreni coltivabili in Brasile è utilizzato per la produzione di etanolo e il consumo di etanolo per la produzione di polietilene bio-based I’m green™ rappresenta circa l’1,7% della produzione totale di etanolo, o lo 0,02% dei terreni coltivabili del Brasile. La disponibilità di terreno, unita alla possibile intensificazione dell’allevamento, fa del Brasile un Paese con spazio per l’espansione agricola. Anche in uno scenario molto ottimistico di crescita della produzione di sostanze chimiche da fonti rinnovabili, è probabile che l’utilizzo dei terreni per la produzione di prodotti non alimentari continui a rappresentare una piccola percentuale del totale dei terreni disponibili. Per quanto riguarda in particolare la gestione dei terreni per la produzione di canna da zucchero, nello Stato di San Paolo, dove viene coltivato il 50%* della canna da zucchero del Paese, si utilizzano le leguminose per fissare l’azoto nel terreno durante la rotazione delle colture. Di conseguenza, il 15-20% delle aree di produzione della canna da zucchero viene utilizzato per coltivare soia, fagioli e arachidi, rifornendo il mercato alimentare. Per maggiori dettagli, visitare il sito web dell’Associazione dell’Industria della Canna da Zucchero (UNICA). © Braskem 2023

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